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Robert Capa, i libri per conoscere il grande fotografo di guerra


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Capostipite di tutti i fotografi di guerra, Robert Capa è uno dei nomi più conosciuti ed emblematici del secolo scorso.

 

Indice delle opere trattate in questo articolo:

 

Robert Capa, la vita e la carriera da fotografo


"Se le tue fotografia non sono buone abbastanza, vuol direi che non eri abbastanza vicino"


Nato Endre Ernő Friedmann in Ungheria nel 1913, e soprannominato bambi (squalo in ungherese) per il suo carattere vivace e a tratti rissoso, viene arrestato già a 17 anni per le sue simpatie comuniste. Subito dopo si trasferisce a Berlino per studiare Scienze politiche e comincia a lavorare come fotografo freelance, tanto che viene persino inviato a Copenaghen a fotografare Trotskij.


Con l'avvento del nazismo si trova costretto ad emigrare prima a Vienna e poi a Parigi, dove incontra David Seymour, che lo presenterà a Cartier-Bresson e agli altri colleghi che diventeranno, anni dopo, i fondatori della Magnum Agency. È qui che documenta l'ascesa al potere del Fronte Popolare – una coalizione di sinistra – con uno scatto finito sulle copertine.

Nel 1936, grazie alla compagna e fotografa Gerda Taro, che lo accompagnerà in tutti i suoi viaggi, ottiene un biglietto per Barcellona, al tempo nel mezzo della guerra civile spagnola. Proprio in questo conflitto Capa scatta, casualmente, la sua foto più conosciuta, di cui però si contesta l'autenticità.


In un'intervista radiofonica del 1947 Capa racconta quel momento in trincea con i soldati repubblicani:


“Ho messo la macchina fotografica sopra la mia testa, e senza guardare ho fotografato un soldato mentre si spostava sopra la trincea, questo è tutto. Si diceva che fosse la miglior foto che avessi mai scattato, ed io non l'avevo nemmeno inquadrata nel mirino”.


Robert capa miliziano colpito a morte

È sempre nello stesso periodo che Capa inventa il suo pseudonimo, un nome che suona familiare all'estero e lo aiuta a far crescere la sua firma, gestita insieme alla compagna Gerda Taro. La Taro muore però un anno dopo, nel 1937, a causa di un errore di manovra di un carrarmato.


Con grande dolore Capa pubblica un libro in suo omaggio, Death in the making, con tutte le fotografie scattate insieme.


Amante del pericolo, non esita a paracadutarsi in Sicilia durante la Seconda guerra mondiale. Atterrato su un albero, viene ospitato da un contadino siciliano; da qui percorrerà in lungo e in largo l'isola al seguito delle truppe americane, documentando i combattimenti nelle grandi città come Palermo, ma anche la miseria e la distruzione dei piccoli borghi dell'entroterra.


Mentre scatta delle foto nella Valle dei Templi conosce il giovane Andrea Camilleri, con cui si ferma a parlare in spagnolo mentre assistono ad un combattimento aereo.


Al ritorno dalla guerra collaborerà alla fondazione della Magnum Agency.


Capa è testimone chiave di altri conflitti che hanno sconvolto il mondo della fotografia: nel 1944 assiste allo sbarco in Normandia, scattando decine di foto che vanno perdute per un errore tecnico; ne rimangono solo 11 che riescono comunque a comunicare la disperazione dei soldati sotto il fuoco nemico.


Quattro anni dopo assiste alla fondazione dello stato d'Israele e al conseguente conflitto arabo-palestinese, che continua ancora oggi; infine segue la Prima guerra d'Indocina dove, attraversando un campo vietnamita per immortalare una colonna militare in movimento, calpesta una mina e perde la vita.


Robert Capa, i libri di fotografia


Questo primo libro è il diario di guerra di Robert Capa, che già nella prima pagina si definisce “un tempo ungherese, adesso nulla di preciso”. Capa si dimostra non solo un fotografo di guerra, ma un personaggio dal fascino incredibile e dall'atteggiamento istrionico; un uomo che combatté con l'amore – tanto da spezzare il cuore persino a Ingrid Bergman – e che amò la guerra, fino ad affermare che “la guerra in Europa è finita. Davvero non c'è più nessunissimo motivo per alzarsi la mattina”.

Il titolo riprende la descrizione che il Collin's diede delle sue foto in Normandia, sfocate per un errore tecnico: slightly out of focus. E così anche il suo libro, più simile a un diario di bordo che ad un libro di fotografia, descrive la guerra come uno sfondo sfocato, concentrandosi sui piaceri della vita. Colpisce la leggerezza della narrazione, che si scontra con le atrocità che racconta: Capa tratta la guerra come un gioco, i campi minati come un cortile in cui giocare a campana; buttarsi da un paracadute o dormire nel fango per giorni non sono traumi, ma abitudini di vita. Maggiori info qui


Apre questo libro la dedica a Gerda Taro, compagna di Capa e prima fotografa donna ad essere uccisa al fronte. Capa fa pubblicare questo libro ad un anno della sua scomparsa, inserendo tutte le foto scattate insieme durante la guerra civile, tra cui gli scatti che lo resero famoso a livello mondiale. Un anno di insurrezione antifascista documentato in numeroso foto, alcune frenetiche, altre con una strana staticità che esprime perfettamente la tensione del momento, che gli varranno la qualifica di primo “foto-giornalista”.

Non solo: in un periodo in cui la fotografia assume un ruolo propagandistico, è facile sollevare l'indignazione del mondo occidentale – e in particolare degli Stati Uniti – che presto iniziano a simpatizzare per la fazione repubblicana. Maggiori info qui


Se cercate un libro per iniziare a conoscere Robert Capa, questo è quello giusto. John Steinback scrisse su di lui che “non si può fotografare la guerra, perché si tratta per lo più di un'emozione”; tuttavia, continua affermando che Capa “riuscì a catturare quell'emozione scattando accanto a essa. Era in grado di mostrare l'orrore patito da un intero popolo sul volto di un bambino”.

Il libro contiene 98 stampe di alta qualità, che aiutano il lettore a ripercorrere le tappe più importanti del Novecento e, insieme, della vita di Capa stesso: non mancano infatti foto dei suoi amici e colleghi, da Ernest Hemingway a Picasso, da William Faulkner a Henri Matisse. Capa viene da subito considerato il più grande fotografo di guerra mai vissuto: i suoi lavori hanno tratti lirici, a volte ironici, che lo avvicinano a fotografi come Cartier-Bresson ma aggiungono il gusto dell'avventura e del pericolo che Capa amava tanto. Le sue immagini colpiscono per la loro immediatezza, per l'empatia e l'umanità che riescono a comunicare; racconta la guerra attraverso gli sguardi dei civili, dei bambini, dei soldati in trincea. Maggiori info qui


Dopo essere stata l'alleato più forte nella Seconda guerra mondiale, la Russia si richiude in sé stessa, diventando il nemico numero uno degli Stati Uniti. Nel '46 Churchill afferma che sull'Europa è calata una “cortina di ferro”; è proprio in questo clima che Steinback e Capa decidono di partire per l'Unione Sovietica.

«Ci accorgemmo che c'erano cose che nessuno scriveva mai sulla Russia, cose che ci interessavano più d'ogni altra. Che abiti indossa la gente da quelle parti? Che cosa mangia a pranzo? Si danno anche feste e ricevimenti? E che genere di cibi si mangia? E come si fa all'amore e in che modo la gente va all'altro mondo? Di che parlano di solito, in Russia? Si balla, si canta, si gioca? E i ragazzi vanno a scuola? Ci parve che sarebbe stato bello scoprire tutte queste cose, fotografarle, scriverne. La politica russa è importante quanto la nostra, ma ci deve essere poi tutto il resto, laggiù, esattamente come c'è qui. Deve pur esserci una vita privata dei russi, della quale non sapevamo nulla solo perché nessuno ne scriveva mai o la fotografava mai.»

I due autori hanno lo scopo di dare un volto al nemico: si addentrano non solo nelle principali città dell'URSS, come Mosca o Kiev, ma arrivano fino alle disabitate terre della Georgia, riportando un racconto onesto e senza pregiudizi di un popolo mai fotografato fino a quel momento. Diario russo è un documento storico unico nel suo genere, che racconta un viaggio straordinario. Maggiori info qui



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